L'industria della moda sperimenta nuovi materiali in ambito tessile, con un occhio di riguardo all'ambiente e al riciclo. E così dopo il tradizionale cotone bio, il bambù e la canapa, ci si spinge oltre testando alternative ancora più estreme, versatili e innovative.
Qualche esempio? Il sughero, impermeabile, ignifugo, durevole nel tempo e repellente allo sporco, oppure il “seacell” prodotto da alghe marine per sirenette moderne. C'è chi ha riscoperto l'ortica, forse la materia prima più sostenibile di tutte perchè richiede pochissima acqua e nessun pesticida, è molto resistente e non pizzica sulla pelle. Tra le tendenze del fashion textile spicca poi una start up tutta italiana, la “Orange fiber” che ha prodotto una cosmeto fibra ricavata dalla cellulosa delle bucce d'arancia in grado di rilasciare sulla pelle vitamina A, C ed E. E poiché la creatività nel comparto moda e design non manca mai, non possiamo non citare la Pina fiber ottenuta dalle foglie di ananas o la Banana fabric, realizzata con steli e foglie di alberi di banana.
L'ultima frontiera della sperimentazione è la “moda fermentata”, che si serve di lieviti e batteri (sottoprodotti del tè verde) per creare nuovi materiali con cui realizzare abiti, scarpe e borse. Il nuovo tessile, che vuole soppiantare l'ecopelle derivata dal petrolio, è stato realizzato nei laboratori della Iowa State University dallo scienziato Young-A Lee, che ha mischiato i rifiuti cellulosici della nota bevanda con aceto e zucchero fino ad ottenere un film gelatinoso, al 100 per cento biodegradabile.