Turismo e cibo, un binomio indissolubile per una comunità sempre più nutrita di persone che in viaggio non rinunciano ai piaceri del palato. Sono i culinary travellers, ma ci sono molti altri modi per definirili: food tourists, gourmet travellers, foodies. Cambia la forma ma non la sostanza perchè alla base di questa comunità di golosi c’è l’attenzione verso l’esperienza enogastronomica come prima motivazione del viaggio da intraprendere. La definizione ufficiale del food tourism da parte dell’OCTA (Ontario Culinary Tourism Alliance), uno degli enti più quotati in ambito internazionale per lo studio e l’analisi del fenomeno è racchiusa in queste parole: qualsiasi forma di esperienza turistica in cui si scoprono, si apprezzano e/o si consumano cibi e bevande che riflettono il patrimonio, la cucina e la cultura locale, regionale o nazionale.
Il termine foodie invece fu coniato da due giornalisti, Paul Levy e Ann Barr già nel 1984 quando pubblicarono il volume The Official Foodie Handbook (Il manuale ufficiale del foodie) tutt’ora la Bibbia degli amanti del buon cibo e del buon vino. Sì perchè qui non si parla di gourmet professionisti nè di critici enogastronomici retribuiti per il loro lavoro, ma più semplicemente di amanti del buon cibo e del buon vino che vanno a caccia di sagre, degustazioni, inaugurazioni di locali ed eventi golosi. Il soggiorno può essere breve (anche dalla mattina alla sera, anzi dal pranzo alla cena) o configurarsi come un vero e proprio viaggio volto alla conoscenza di un luogo e la sua storia in maniera più approfondita. Il foodie è un intenditore, ama il cibo per hobby, è attento e curioso verso le novità del settore.
Tra le attività predilette dalla community gourmand ci sono le visite ai festival del cibo e ai farmers’ market, tour di aziende e cantine con annessa degustazione, partecipazione a laboratori culinari e cooking classes. Il cibo diventa poi protagonista del racconto, lo storytelling del viaggio si caratterizza tramite odori, sapori e colori e viene condiviso sui blog e sui social.
Identikit
Ci sono alcune caratteristiche che identificano in maniera chiara i culinary traveller:
- sono attenti alla qualità dei prodotti, loro provenienza, modalità di preparazione e conservazione
- vedono l’atto del mangiare come occasione per socializzare e scambiarsi esperienze
- hanno una capacità di spesa superiore alla media
- tendono a tornare nei luoghi visitati, si fidelizzano se il viaggio corrisponde alle aspettative
- sono attenti anche agli aspetti artistici e culturali dei luoghi visitati
Le mete preferite per i Culinary travellers
Le due destinazioni riconosciute globalmente per soddisfare anche i palati più esigenti sono (e non c’è da stupirsi) Italia e Francia. Qui ristoranti, bar, chioschi, street food sono un inno continuo al gusto, alla qualità e all’allegria.
Uscendo dai circuiti tradizionali troviamo tra le mete più conosciute anche metropoli multiculturali come San Francisco e New York che hanno un’offerta vastissima e per tutte le tasche. Poi ci sono le destinazioni emergenti come l’Asia e l’America del sud, con i sapori forti e speziati adatti anche ai palati più impavidi.